La dieta mediterranea e il riconoscimento UNESCO

L’UNESCO – l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (in inglese United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, da cui l’acronimo) – ha inserito la dieta mediterranea nella lista dei patrimoni orali e immateriali dell’umanità. L’ente ha riconosciuto con questa definizione le pratiche tradizionali, le conoscenze e le abilità che sono passate di generazione in generazione in molti paesi mediterranei fornendo alle comunità un senso di appartenenza e di continuità. Questo prestigioso riconoscimento non si riferisce soltanto a un elenco di alimenti tipici e alle loro ricette tradizionali: la dieta mediterranea è stata infatti riconosciuta come uno stile di vita che comprende una serie di competenze, conoscenze, rituali, simboli e tradizioni che riguardano la coltivazione, la raccolta, la pesca, l’allevamento, la conservazione, la cucina e soprattutto la condivisione e il consumo di cibo. Mangiare insieme è la base dell’identità culturale e della continuità delle comunità nel bacino Mediterraneo, dove i valori dell’ospitalità, del vicinato, del dialogo interculturale e della creatività, si coniugano con il rispetto del territorio e della biodiversità.

Mangiare insieme è un rito ed è una forma di cultura. Citiamo un passaggio della Decisione 5 COM 6.41 del 16 novembre 2010 dell’UNESCO:

“La Dieta Mediterranea è caratterizzata da un modello nutrizionale che è rimasto costante nel tempo e nello spazio, che consiste principalmente di olio d’oliva, cereali, frutta e verdura fresca o secca, una quantità moderata di pesce, latticini e carne, e molti condimenti e spezie, il tutto accompagnato da vino o infusi, nel rispetto delle credenze di ogni comunità. Tuttavia, la Dieta Mediterranea (dal greco diaita, o stile di vita) riguarda più che i semplici alimenti. Essa promuove l’interazione sociale, dal momento che i pasti comuni rappresentano la pietra angolare delle usanze sociali e degli eventi festivi. Essa ha dato origine a un considerevole corpo di conoscenze, canzoni, massime, racconti e leggende. Si tratta di un sistema radicato nel rispetto per il territorio e la biodiversità, e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e artigianali legate alla pesca e all’agricoltura nelle comunità mediterranee”.

Ecco allora che viene ufficializzato qualcosa che molti di noi già sanno dalla loro conoscenza empirica: che mangiare a tavola tutti insieme non è solo una “fissa” della mamma, ma un sapere che si tramanda di generazione in generazione…anche quando a tavola non si parla affatto. Siamo abituati a dare per scontati certi spazi della giornata di condivisione con gli altri membri della famiglia, ma proprio questi rappresentano un tessuto di connessione alla nostra identità e al nostro territorio. Oggi si moltiplicano le occasioni per “celebrare mangiando”: questo sembra far perdere in parte quell’elemento di eccezionalità che caratterizzava le feste del passato (in cui la disponibilità di cibo era diversa e i momenti per banchettare erano irrimediabilmente pochi) e introduce un elemento di “spreco” che va tenuto sotto controllo in tempi come i nostri. Il riconoscimento UNESCO è un’ottima scusa per fermarci a riflettere sul senso del mangiare insieme e sull’importanza di ritrovarsi con gli altri a tavola come forma di costruzione e diffusione della cultura di una famiglia e di un popolo.